Consumismo sfrenato: Essere o Avere, questo il dilemma
La crisi economica ha costretto a ripensare al capitalismo e a mettere in discussione il consumismo sfrenato degli anni precedenti.
Consumismo, essere o avere?
Gli anni’80 e ’90 sono stati connotati da un consumismo sfrenato dove l’eccesso era la norma in tutti i campi. Avere, possedere, sfoggiare era l’essenza stessa dell’individuo il cui valore veniva determinato non dai suoi principi o dalle sue competenze ma dalle sue possibilità economiche, dal suo “potersi permettere”.
Questo ha creato un divario progressivo tra le classi sociali, tra chi poteva e chi non poteva accedere ai beni di lusso come automobili costose, abiti e accessori firmati, vacanze in resort, etc…
Il consumismo, in poche parole, ha affermato la priorità dell’avere sull’essere: anzi, l’Avere è diventato Essere.
E, a livelli diversi, anche le classi meno abbienti, sono cadute vittima di questo meccanismo: ognuno, secondo le proprie possibilità, ha iniziato a rincorrere dei modelli, a inseguire dei sogni tremendamente materialisti e a esibire piccoli o grandi lussi, talvolta frutto di debiti o cambiali.
Consumismo e mass media
Se qualcosa viene creduto “Vero” dalla maggioranza, allora diventa “vero”, a prescindere dal fatto che lo sia realmente oppure no. Questo è il “Quarto Potere”, ovvero il potere degli organi deputati alla comunicazione. Dai giornali, alla radio, alla TV a Internet detengono un potere immenso in quanto condizionano e orientano le opinioni delle masse che, inconsapevolmente, iniziano ad agire in un modo piuttosto che in un altro.
La base del consumismo sono i desideri delle persone. Ma non basta. Per assicurarsi che il soggetto diventi, prima di tutto, un consumatore DOC è necessario che il suo desiderio si trasformi in qualcosa di più forte, di stabile, di certo: un bisogno.
Ecco così che, attraverso pubblicità e messaggi mirati, i media creano dei finti bisogni, dei bisogni indotti: ovvero bisogni che non sono reali ma che ci vengono inculcati in testa dagli organi di comunicazione. Per fare un esempio: nutrirsi è un bisogno reale ma mangiare quel particolare tipo di snack o di pasta o di formaggio no… Eppure basta accendere la TV o accedere a Internet o sfogliare una rivista per venir bombardati da continui messaggi pubblicitari che cercano di convincerci che senza quel determinato alimento non è proprio possibile vivere bene.
Stesso discorso per un’infinità di altri articoli: dalle automobili agli integratori alimentari, dai prodotti per l’igiene personale ai detersivi per la casa e così via.
Consumismo e Decrescita Felice
Complice la crisi economica che ha investito l’Italia a partire dal 2008, il consumismo sfrenato ha iniziato a vacillare. Sempre più persone sono state costrette a ridurre i propri consumi, a fare tagli e questo ha avuto un enorme vantaggio: ha costretto a ripensare a quali sono i bisogni reali e quali no.
Di necessità, molti, hanno saputo fare virtù e si sono orientati verso un consumo critico e consapevole.
Si è finalmente capito che le risorse del Pianeta non sono illimitate e che la crescita economica non può essere illimitata. Il modello portato avanti negli anni ’80 e ’90 era un modello insostenibile che recava già in sé il germe della crisi.
In questo clima ha preso sempre più piede il Movimento per la Decrescita Felice, ovvero un tipo di filosofia pratica che invita a rinunciare ad una crescita insostenibile, dannosa sia per l’economia sia per l’ambiente, e ad accettare serenamente di vivere con lo stretto necessario.
Non è una corrente filosofica che si basa su elucubrazioni astratte ma un insieme di piccole e grandi azioni concrete da mettere in atto ogni giorno. La Decrescita Felice, contro il consumismo, promuove l’autoproduzione e il ritorno ad un’economia fondata sul baratto di beni o di tempo; a tal proposito sono sorte moltissime Banche del Tempo: gruppi di persone che vivono vicine che si scambiano servizi gratuitamente mettendo ciascuno a disposizione degli altri un po’ del proprio tempo e delle proprie competenze.
Sono sorti numerosi corsi per imparare a prodursi da soli i propri alimenti ma anche i saponi o le bomboniere per le cerimonie.
Insomma la Decrescita Felice sostiene un ritorno all’Essere e una decisa retromarcia dell’imperativo dell’Avere.
E’ una riflessione che, ormai, anche se non tutti, facciamo a capo chino. Finalmente abbiamo capito che di questo pianeta siamo ospiti e non predatori a tutto spiano. Rispetto dell’ambiente, educazione e riconoscenza debbono essere i nostri cardini, a prezzo della nostra sopravvivenza.