Intestino: il secondo cervello
Se osserviamo l’intestino da un punto di vista olistico, esso non è semplicemente un organo deputato all’ assorbimento ed eliminazione delle sostanze di scarto, ma è caratterizzato da uno stretto rapporto con il cervello.
Già gli egiziani, quattromila anni fa, sostenevano che l’apparato digerente fosse la sede dei sentimenti, come testimoniano sia il papiro Edwin Smith risalente alla XVII dinastia che il papiro Ebers datato alla XVIII dinastia. Nel 1907 uno scienziato russo di nome Mecnikov pubblicava il suo lavoro, per allora visionario e fantasioso, Il prolungamento della vita in cui sosteneva il ruolo benefico di alcuni batteri intestinali, e sempre nello stesso anno anche il ginecologo Robinson pubblicava il libro Abdominal and Pelvic Brain, nel quale sosteneva, senza ombra di dubbio, l’esistenza di due cervelli nel corpo umano.
Successivamente nel 1998 il dottor Michael Gershon pubblicava il libro Il secondo cervello che ha dato il via ad un dibattito scientifico, non ancora conclusosi, sulla comprensione di innumerevoli malattie e disturbi.
Il maggior contributo di Gershon trova le sue radici nella tesi secondo la quale il sistema nervoso enterico è un ampio contenitore chimico nel quale sono presenti tutti i neurotrasmettitori che operano all’interno del cervello; gli esseri umani hanno quindi a disposizione un cervello, protetto dal cranio, ed un cervello enterico, che si sono evoluti insieme, aumentando ciascuno le proprie dimensioni e specializzandosi nella produzione di differenti sostanze chimiche e neurotrasmettitori. Entrambi i neurotrasmettitori serotonina e dopamina sono prodotti dal cervello enterico con percentuali che, per il primo, superano il 90% e, per il secondo, intorno al 50% della totale produzione.
Studi scientifici riconosciuti hanno dimostrato come i due cervelli, nonostante siano ben separati geograficamente, siano in realtà sempre in contatto tramite il nervo vago, o pneumogastrico (il decimo delle dodici paia di nervi cranici). Il cervello enterico, all’inizio primitivo e dalle funzioni elementari, si è evoluto fino a saper svolgere funzioni estremamente complesse in modo indipendente da quello cranico.
La serotonina viene sintetizzata dalle cellule enterocromaffini della mucosa intestinale a partire dall’amminoacido triptofano e svolge differenti funzioni tra le più significative vi è la regolazione dell’appetito e del desiderio sessuale, il controllo della temperatura corporea, dell’attività motoria, delle funzioni sensoriali e cognitive.
La serotonina è coinvolta anche in numerosi disturbi neuropsichiatrici come l’emicrania ed il disturbo bipolare; una sua carenza causa disturbi ossessivo-compulsivi come la coazione a ripetere, manie, ansia, fame nervosa e bulimia, depressione, eiaculazione precoce maschile, fibromialgia..
E’ fondamentale per la sintesi di melatonina, ormone regolatore del ritmo sonno/veglia, coordinatore della temperatura corporea ed anche ormone dello stress..
La dopamina viene invece sintetizzata a partire dall’amminoacido essenziale L-tirosina.
La dopamina ha molte funzioni:
- influisce in modo marcato sul comportamento,
- sulla cognizione,
- il movimento volontario,
- la motivazione,
- i meccanismi di punizione,
- nell’inibizione della produzione di prolattina (coinvolta nell’allattamento materno e nella gratificazione sessuale),
- sul sonno,
- l’umore,
- ’attenzione,
- la memoria e l’apprendimento.
Agisce sul sistema nervoso simpatico causando l’accelerazione del battito cardiaco e l’innalzamento della pressione del sangue. Viene rilasciata dai recettori in seguito a stimoli che generano motivazione e ricompensa.
Tutto ciò mostra come l’intestino svolga un ruolo basilare non solo dal punto di vista fisico, ma anche da quello emotivo. Infatti la maggioranza di persone che soffrono, ad esempio, di colon irritabile lamentano anche disturbi mentali ed emotivi.
Il microbioma intestinale interviene quindi anche sulla funzione sinaptica, cioè sui collegamenti funzionali tra gli stessi neuroni o tra i neuroni e le cellule ghiandolari o muscolari. Alcuni studi hanno evidenziato che alcuni ceppi batterici specifici sono in grado di influenzare direttamente l’umore. La grande famiglia di microrganismi viventi che abita nel tratto gastrointestinale è stata chiamata microbiota o microbioma ed è formata da batteri, funghi, protozoi, lieviti.. Essa è composta da circa 150.000 specie batteriche ed arrivare a pesare fino a 1,5/2 kg di peso!
Il nostro corpo crea con essa una relazione sia simbiotica, sia di mutualismo (un’interazione biologica tra due specie diverse dalla quale entrambi traggono beneficio) sia di commensalismo (solo una delle due parti tra beneficio).
Il microbiota intestinale si genera grazie alla microflora nativa acquisita sia al momento della nascita che durante il primo anno di vita e dai batteri transienti che ogni giorno assimiliamo attraverso gli alimenti della nostra dieta.
Nel 2010 si è completato il sequenziamento genico della struttura microbica che abita nel corpo umano: da questo lavoro si evince come ciascuno di noi sia la decima parte di un ecosistema complesso. Alla luce di ciò il dottor Guarner, professore di medicina, fisiologia e psichiatria alla UCLA, affermò che “..ogni individuo può essere considerato un superorganismo risultante dalla somma dei geni umani e di quelli del microbiota intestinale”.
Sulla rivista “Nature” dell’aprile 2011 è stato pubblicato un articolo in cui si legge che così come ogni individuo è contraddistinto da un gruppo sanguigno, lo è anche da una delle tre tipologie di composizione batterica intestinale chiamate enterotipi. I batteri di ciascun enterotipo sono organizzati in gruppi stabili e ben definiti, contraddistinti da caratteristiche comuni. L’appartenenza ad uno dei gruppi sembra essere in relazione con la quantità di alcuni batteri e con il loro potenziale genetico ovvero con le funzioni codificate dai loro geni.
Quindi senza avere relazione con sesso, età, provenienza geografica.. Una delle principali funzioni dei microrganismi che compongono il microbioma intestinale è quella di nutrire l’epitelio della parete intestinale. Se ciò non accade esso diviene sempre più permeabile a batteri, proteine ed endotossine che passano nel flusso sanguigno e causano infiammazioni che sono la risposta del sistema immunitario.
La disbiosi intestinale è un’alterazione del microbiota intestinale caratterizzata da una progressiva sostituzione con microrganismi patogeni, inizialmente di tipo aerobio e successivamente anaerobio. Questa alterazione causa un mal funzionamento delle catene enzimatiche, la formazione di metaboliti intermedi dannosi ed anomalie nella sintesi delle vitamine e nell’assorbimento delle sostanze nutritive. Quando i microrganismi patogeni prendono il sopravvento sul microbiota il nostro sistema immunitario ne risente gravemente.
Dott.ssa Emanuela Carini (autrice dell’articolo)
Laureata in CTF, farmacista , riflessologa, naturopata, esperta in omeopatia, fitoterapia, gemmoterapia e floriterapia.
Studio c/o Viale Gozzadini 7/2, Bologna
cell. 3470354885
mail: hcred3@gmail.com