Dieta vegana e Filosofia Politica: intervista a Samanta Airoldi
Scopriamo qualcosa di più sulla Filosofa Samanta Airoldi che da qualche anno ha sposato la dieta vegana e ci ha scritto dei libri.
Filosofia politica e dieta vegana, un connubio inscindibile
Sembrano due mondi distanti e paralleli ma, al contrario, come ci spiega Samanta Airoldi, filosofa e scrittrice vegana, Filosofia politica e dieta vegana sono due concetti, a suo parere, inscindibili.
Partiamo dall’inizio: da quanto tempo sei vegana e perchè hai scelto questo stile di vita?
Sono vegana da solo 3 anni purtroppo. Vorrei aver fatto molto prima questa scelta ma la consapevolezza non raggiunge tutti nello stesso momento. A me è accaduto 3 anni fa e va bene così.
E’ stata come un’illuminazione. Kant scrisse che Hume lo aveva “risvegliato dal suo sonno dogmatico”, a me è capitata più o meno la stessa cosa. A fine 2015 ho aperto gli occhi e ho realizzato che la mia vita stava prendendo una direzione ben lontana da me, dalla persona che io ero e dai miei ideali.
Così ho fatto reset e ho scelto di vivere in totale sintonia con i miei valori e desideri. Ho cambiato lavoro, ho chiuso una relazione, ho fatto pulizia tra le amicizie e ho smesso di nutrirmi di prodotti animali.
Sono diverse le ragioni che possono essere alla base di una dieta vegana. Qual è stata la tua?
Vedi io a 17 anni ebbi l’immensa fortuna d’incontrare il grande amore della mia vita: la Filosofia! Un colpo di fulmine, una passione bruciante che tutt’oggi mi accompagna ogni giorno. Da allora mi sono dedicata a lei e, in particolare, mi sono specializzata in Filosofia Politica.
A fine 2015 erano già usciti 2 miei libri di Filosofia più alcuni articoli accademici e andavo in radio e tv locali a parlare di tematiche cruciali come “diritti”, “rispetto”, “morale”. D’un tratto mi resi conto che io per prima, nutrendomi di carne, pesce e derivati, venivo meno a quei principi e a quei valori di cui riempivo la bocca.
Chi si occupa di Politica seriamente sa bene che l’alimentazione onnivora moderna è una delle cause delle diseguaglianze sociali ed economiche. Gli animali degli allevamenti intensivi vengono nutriti con mangimi a base di soia e mais. Soia e mais vengono coltivate in monocolture intensive che, guarda caso, si trovano prevalentemente nei Paesi più poveri dell’Africa e del Sud America. Le popolazioni vengono private delle loro terre che potrebbero coltivare per produrre ortaggi, legumi e cereali atti a sfamare la popolazione.
Dunque scegliere la dieta vegana non è solo un atto di amore e rispetto verso animali e ambiente ma anche un modo per contrastare le diseguaglianze, una sorta di “rivoluzione pacifica”.
Dieta vegana e rivoluzione sociale
A tal proposito tu hai scritto un libro che s’intitola proprio “La rivoluzione comincia dal Piatto”.
Sì esatto, è uscito nel 2017 e parla di come la scelta vegana non sia solo una scelta etica ma possa influire sulla Politica e sull’Economia.
Se tutti diventassimo vegani non ci sarebbe più bisogno di espropriare i terreni alle popolazioni indigenti per coltivare soia e mais destinati ai mangimi degli animali imprigionati negli allevamenti intensivi in quanto potrebbero nutrirsi all’aperto e mangiare il cibo adatto alla loro specie.
Inoltre la dieta vegana è un passo essenziale per la salute dell’ambiente e, dunque del Pianeta. Le emissioni degli animali sono tra le prime cause di inquinamento atmosferico. La manutenzione degli allevamenti intensivi comporta anche un enorme consumo di acqua e di energia elettrica.
E secondo te la dieta vegana, da sola, è sufficiente a risolvere problemi così complessi?
Da sola certamente no ma è un primo passo imprescindibile.
Tuttavia non basta scegliere di non nutrirsi più di animali perché si può mangiare vegano ma danneggiare comunque l’ambiente se si mangiano prodotti fuori stagione e, quindi, importati. Il trasporto su navi, camion o aerei produce inquinamento. Inoltre, spesso, questi cibi che arrivano da paesi esteri vengono prodotti senza rispettare i diritti dei lavoratori e, quindi, si va a sostenere lo sfruttamento della manodopera.
Non da ultimo, se si acquistano prodotti importati si danneggiano i piccoli produttori locali e l’economia nazionale.
Alla base della scelta vegana ci deve essere la consapevolezza.
Dieta vegana e fruttarismo
Tu sei molto vicina al Fruttarismo. In cosa consiste?
Il Fruttarismo è una costola del veganismo. Come quest’ultimo abolisce tutti i prodotti di origine animale ma, a differenza del Vegan, chi è fruttariano non mangia neanche legumi, cereali, frutta secca.
I fruttariani mangiano frutta dolce (mele, pere, pesche, albicocche, meloni, etc…) frutta grassa (olive, avocado, olio extra vergine d’oliva) e frutta ortaggio (pomodori, cetrioli, peperoni, melanzane, zucchine, zucca, fagiolini, piattoni).
Diciamo che io sono a metà. Durante il giorno bevo estratti e succhi di frutta e a cena mega insalatone con ortaggi e verdure in quantità. Cerco di mangiare soprattutto crudo ma nelle stagioni più fredde integro anche con ortaggi cotti. Essendo io molto attenta alla stagionalità dei prodotti, non riesco ad essere fruttariana al 100% perché non mangio solo frutta ortaggi, che in inverno, ad esempio, non ci sono, ma anche altri tipi di ortaggi.
Poi sono piuttosto flessibile: se esco fuori a cena può capitare di mangiare una zuppa di legumi o una pizza fatta con i cereali e pazienza. Sono comunque piatti vegani sani.
Progetti per il futuro?
E’ uscito da qualche mese “In Cucina con Sofia“, il mio nuovo libro in cui ho abbinato 10 filosofi a 10 ricette vegane elaborate dalla mia amica chef Sabrina Quaquaro. Un volume ironico e leggero che consiglio a tutti.
Per il resto continuo ad andare in radio per parlare dell’importanza dell’alimentazione per etica e salute. Continuo a collaborare con diversi blog proprio sul tema benessere.
Non penso tanto al futuro, preferisco concentrarmi sul presente. Ora, finalmente, posso dire di vivere al 100% in sintonia con me stessa, con le mie idee e i miei valori.